Avevo la faccia premuta contro il cuscino, sul divano ancora per metà imballato del mio soggiorno, mentre gli affondi di Marco violavano il mio corpo. Sentivo ogni centimetro della sua marmorea erezione entrare ed uscire da me, in un amplesso quasi animalesco. I suoi grugniti e le mie urla mal celate, uniti ai suoni dei nostri sessi umidi che sbattevano l’uno contro l’altro, coprivano le notizie di cronaca provenienti dalla tv ancora accesa.
Nonostante avvertissi la sua pressione nelle mie viscere, non potevo guardarlo mentre ogni suo muscolo era in tensione nell’atto di prendermi da dietro. La sua presa era così salda sui miei fianchi da dolermi, e il dolore si faceva più acuto quando allungava una o entrambe le sue mani per afferrarmi il seno gonfio, mentre non smetteva neanche per un istante di assestare colpi col bacino. Nonostante la brutalità dell’atto che stavamo condividendo, il mio piacere e la mia eccitazione non erano mai stati tanto intensi. Essere presa in quel modo da un uomo che conoscevo appena e di cui mi fidavo così poco mi faceva sentire tremendamente zoccola, lo ammetto. Eppure non riuscivo a smettere di farmi scopare da lui.
Quando venne me ne accorsi perché si staccò da me senza preavviso, ed io sentii la mia schiena sporcata del suo seme caldo. Tutte quelle libertà che si prendeva, come se il mio corpo gli appartenesse ed esistesse per soddisfare i suoi sporchi istinti sessuali, accendevano tutti i miei sensi, come il sesso con nessun altro aveva mai fatto. Sentii i suoi denti sulla mia spalla destra mentre mi afferrava nuovamente il seno come per strapparmelo via. A dispetto del male che mi causò quel brutale contatto, dalla mia bocca fuoriuscì un ansimo di puro piacere. La mia reazione parve eccitarlo. Calandosi prima per lasciarmi un succhiotto sul collo, mi prese poi di peso e mi rivoltò a pancia in su sul divano. La sua figura nuda e poderosa troneggiava su di me, mentre il suo pene umido dei nostri umori si avvicinava pericolosamente alle mie labbra. Io chiusi gli occhi terrorizzata dal potere che Marco aveva sul mio corpo e sulla mia volontà. Fu allora che me lo mise in bocca.
Aveva un sapore acre e lievemente salato. Pensai che era quello il sapore del nostro sesso, o meglio del sesso che lui si era preso dal mio corpo. Vidi riflessa nei suoi occhi verdi la piacevole sensazione di calore che la mia bocca gli donava. Lui spinse finché la punta del suo pene non raggiunse le profondità della mia gola, che tentò di ribellarsi a quell’invasione improvvisa con l’accenno di un conato. Ma lui non accennò a ritirarsi, ed io inspirai forte per non soffocarmi. Si posizionò solidamente su di me, ed io sentii il suo peso mentre muoveva il bacino per scoparmi la bocca. Mi teneva saldamente il capo con entrambe le mani, per guidare i miei movimenti e prendersi piacere da me. Quando riuscii a rilassarmi, assaporai tutte le peccaminose sensazioni che facevano scuotere le mie membra. E godetti anche io.
Nella posizione di inferiorità nella quale mi trovavo, mentre succhiavo il membro di Marco, duro come un pilastro e caldo come un tizzone, provavo la libertà di poter essere me stessa senza vergogna. Lui non si aspettava nessuna iniziativa da parte mia, ed io prendevo solamente ciò che lui mi dava. Feci scorrere una mano sulla sua peluria scura del pube. Tentennai un momento. Poi, passando per il suo addome solcato da fasci di muscoli tesissimi, gli strinsi forte i glutei, incoraggiando e accompagnando le movenze con le quali mi violava la bocca. Lì davanti a me, nudo, quell’uomo sembrava un adone greco, o un semidio. La sua volontà e le sue voglie in me trovavano docile obbedienza. E il frutto del suo orgasmo per me fu un nettare caldo da assaporare.